Spotify Ad Studio: audio advertising revolution
Nello scorso articolo (non dirci che te lo sei perso, te lo linkiamo qui) ci siamo salutati citando Ad Studio, la nuova piattaforma di audio advertising creata da Spotify, rivelando che ne avremmo parlato in un secondo momento. E questo istante è giunto e non potrebbe essercene uno migliore: mercoledì 14 abbiamo partecipato all’evento di presentazione online di Ad Studio indetto da Spotify, in cui siamo venuti a conoscenza di interessanti dati sul mondo dell’audio e abbiamo potuto saggiare le potenzialità della piattaforma.
Lo scenario che sta rivelandosi di fronte ai nostri occhi ha del sorprendente: i dati esposti da Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify Italia ci hanno mostrato come il 64% delle persone nel mondo ascolta audio in formato (e su piattaforme di tipo) digitale (per ben 17 ore alla settimana), il tempo speso sui device mobile ha oltrepassato quello consumato di fronte alla televisione e proprio sui nostri dispositivi dedichiamo più ore all’ascolto che ad intrattenimento come quello proveniente dai social network, dal gaming o dal video streaming. Spotify e le piattaforme di audio entertainment hanno assunto il ruolo di vere e proprie compagne di vita, in quanto sono presenti nei momenti più diversi e disparati della nostra giornata: ti sarà sicuramente capitato di ascoltare un podcast durante la preparazione della cena o in auto, o di lasciare in riproduzione al massimo volume la tua playlist preferita durante la doccia. I 21 milioni di minuti ascoltati al mese di playlist dedicate a famiglie e genitori — una statistica dovuta al delicato momento che stiamo vivendo, che ci induce maggiormente a stare in casa — costituiscono un dato illuminante a questo riguardo.
La peculiarità maggiore risiede nel fatto che Spotify è in grado di raggiungere gli utenti anche in questi istanti, cioè in momenti in cui solitamente non si usa uno schermo e quindi le normali tipologie di advertising potrebbero non incontrare adeguatamente l’utenza.

La grande presenza di Spotify nella nostra vita di tutti i giorni consente la raccolta di un grande patrimonio di dati di targeting, che l’azienda mette a disposizione dei marketer di tutto il mondo. Si possono conoscere dati demografici oppure relativi agli interessi e alle modalità di fruizione del servizio, aprendo le porte ad un livello di personalizzazione del tipo di annunci ascoltati/visti che poche volte si può osservare. Tutto ciò risulta invitante anche alla luce dei numeri che la piattaforma realizza in Italia: le ultime rilevazioni parlano di 11,7 milioni di utenti attivi, con una porzione superiore alla media mondiale di user free — che sono quelli effettivamente esposti alle pubblicità — variegata e che comprende utenti di qualsiasi tipologia.
Un tale mercato merita di essere esplorato e proprio per questo motivo Ad Studio ha visto la luce: ora è finalmente giunto in Italia, da pochi giorni. Una parte dell’evento è stata dedicata alla sua presentazione, capitanata da Elena Siracusa, Spotify Ad Studio Country Lead per l’Italia.
Il primo beneficio di Ad Studio consiste nel suo tool di creazione degli annunci, che consente di scegliere tra un audio/video ad già pronto, semplicemente da caricare e la richiesta di realizzazione di uno spot per mezzo del team creativo di Spotify. In quest’ultimo caso bisognerà scrivere un copione, scegliere una traccia di accompagnamento (tra quelle proposte da Ad Studio o caricata personalmente), selezionare il tipo di voce/tono del doppiatore/della doppiatrice e suggerire a quest’ultimo/a delle indicazioni per la propria performance vocale. In 24 ore l’audio ad sarà pronto e potrà essere approvato dal richiedente oppure potranno essere commissionate ulteriori modifiche (anche di mixing e mastering).
Questo per la parte audio ad, ma Spotify può ospitare anche delle pubblicità video. Siracusa ha ricordato la differenza esposta precedentemente nell’articolo, cioè che uno spot sonoro raggiunge ogni utente, qualsiasi sia la situazione in cui si trova, mentre un advertising di tipo video richiede che l’utente sia in focus, cioè stia effettivamente interagendo con il dispositivo sul quale è in riproduzione Spotify.
Entrambe le tipologie di spot dovranno essere lunghe 30 secondi e non sono skippabili dall’utenza.

Un’altra feature notevole di Ad Studio è la possibilità di targeting concessa al publisher, che si concentra sia su dati più classici come quelli demografici, sia su una serie di caratteristiche aggiuntive, come gli interessi, i contesti in tempo reale (funzionalità utile nel momento in cui si volesse raggiungere un utente nel mezzo di un allenamento, ad esempio), i generi musicali preferiti e persino gli artisti maggiormente graditi.
La personalizzazione non si limita al tipo di pubblico desiderato da raggiungere ma coinvolge anche opzioni come il numero di esposizioni all’ad per gli utenti o il tipo di rotazione delle varie creatività nel caso in cui ne si creino multiple: uniforme (con il budget della campagna diviso equamente per ognuna di esse), sequenziale (per fare in modo che un’utente ascolti lo spot numero 2 solo dopo il numero 1, creando uno storytelling, allo stesso modo di come sia possibile procedere in altre piattaforme di advertising) o ponderata (per definire precisamente la quota di budget da allocare in ogni creatività).

Dopo la creazione e messa in onda degli spot segue la sezione di reporting, aggiornata in tempo reale: anche qui è possibile conoscere sia dati quantitativi, come le solite impressioni o i click che dati relativi alla profilazione del pubblico, come età e genere degli ascoltatori.
In ogni caso, le impostazioni selezionate inizialmente sono modificabili in qualsiasi momento, sia che si tratti del targeting, delle creatività o del budget allocato (che può partire da un minimo di 250 €).
Non è mancata una sezione relativa ai consigli e alle best practice da applicare durante la realizzazione degli audio ad, che hanno sottolineato l’importanza di mettere al centro l’ascoltatore — l’annuncio deve sempre essere in linea con il contesto di ascolto dell’utente — e l’inclusione di una call to action nello spot, evidenziando come le creatività che ne presentano una possiedano un click-through rate (CTR) maggiore di 3 volte rispetto a quelle che difettano di esse.

Noi di Wintrade abbiamo già sperimentato le funzionalità e le potenzialità delle campagne ADV su Spotify: costituiscono esempi di successo quelle che abbiamo realizzato per Cantina di Soave, Boscaini Scarpe, Terme di Comano e Gruppo Italiano Vini.
Cosa pensi degli audio ad? Ne hai già incontrato qualcuno? Raccontaci la tua opinione sui nostri canali social.