(Finto) attacco al potere - Come i tool basati sull’intelligenza artificiale hanno già cambiato il nostro mestiere, in meglio
Se pensi che il tempo stia scorrendo troppo velocemente, senza darci la possibilità di tirare il fiato, questo articolo è il posto giusto per te. Comprendiamo quanto sia difficile abbandonare con un battito di ciglia i pomeriggi di Total Request Live su MTV e messaggi su rete Omnitel per catapultarsi in una realtà dove un’impalpabile intelligenza artificiale sta per rubarti il posto da copywriter/designer che hai faticosamente conquistato nell’era delle crisi perpetue.
Io amo le intelligenze artificiali! Fonte Warner Bros
Ma prima di tutto, diamo un nome a queste malefiche entità.
Quella di cui hai sentito sicuramente parlare si chiama ChatGPT, un chatbot perfezionato dal team di OpenAI per permettergli di conversare con una controparte umana. La caratteristica che ha colpito la maggior parte degli utenti è la sua capacità di portare a termine dei veri e propri task come la scrittura di testi più o meno complessi o la realizzazione di codice per svariati applicativi.
A fargli compagnia troviamo Dall-E 2, un potente tool studiato sempre da OpenAI in grado di creare delle immagini da zero semplicemente partendo da una nostra query testuale. Non ci sono limitazioni di stile o di richieste: l’algoritmo è in grado di realizzare delle fotografie allo stesso modo di un prodotto in pixel art. Sembra fantascienza, ma è realtà.
“Vengono sui nostri server e ci rubano il lavoro”
Queste loro abilità hanno destato incredibile scalpore tra i lavoratori del digital marketing mondiale, che si sono prontamente divisi in due schieramenti. Il primo inneggia alla fine di tutte le posizioni del settore, paventando un futuro distopico in cui silenziosi algoritmi prenderanno le redini di ogni servizio, che sia quello di gestione di campagne Ads o di scrittura di una landing page. Per queste persone probabilmente l’umanità diventerà schiava di una manciata di righe di codice e il mondo per come lo conosciamo finirà - sempre se sopravviveremo al disastro climatico che abbiamo avviato (ndr).
Il secondo team è tranquillo come un nomade digitale sulle coste di Bali e crede fermamente nelle lacune attuali e future intrinseche delle IA - per loro niente può replicare l’expertise di una mente umana, né ora né tra un milione di anni!
Come succede solitamente, tra i due litiganti si sta facendo spazio una terza corrente di pensiero, che cerca di soppesare accuratamente pro e contro delle nuove possibilità offerte dai tool di OpenAI e non solo, infatti ChatGPT e Dall-E 2 costituiscono solo la punta dell’iceberg che più si è fatta strada tra l’opinione pubblica.
L’emozione, l’emozione, l’emozione!
I sostenitori dell’ “In medio stat virtus” sono consapevoli della rivoluzione che questi servizi portano in grembo e non negano che alcuni lavori potrebbero essere perduti nel corso di pochi anni. Ma il danno riguarderebbe posizioni di carattere spiccatamente generalista, quindi non sarebbe sorprendente vedere gestite dall’IA operazioni che richiedono agli umani un pomeriggio scarso per essere padroneggiate al massimo livello e che possono essere sfruttate in maniera orizzontale, qualsiasi sia il settore aziendale d’applicazione.
Gli specialisti e i brand che hanno saputo sviluppare uno stile, un’impronta personale possono dormire sonni tranquilli. Essi comprendono che il segreto per cementificare la propria presenza all’interno delle menti dell’audience risiede nel risuonare alle sue stesse frequenze. Ciò si traduce nel comunicare secondo i valori e pensieri che guidano l’operato dell’azienda e viaggiano in sincronia con quelli posseduti dal loro pubblico.
Trattasi di un’abilità che allo stato attuale è difficile da replicare per un’IA, almeno su due piedi. Più personalità stanno ottenendo risultati notevoli nel tentativo d’istruire questi tool, ma l’output continua a non essere paragonabile a quello di una massa di viva materia grigia.
Questi servizi per ora possono aiutarci con gli spunti, nei copy generalisti, nella raccolta di keyword poco specifiche, se integrati in altre piattaforme potranno sicuramente automatizzare i task più noiosi come lo sta già facendo Zapier, per esempio. Ma prima di un miracoloso passo in avanti che consenta alle IA di provare emozione, di sentire quel feeling che anima le nostre penne e matite, possiamo serenamente guardare ad esse "solo" come degli utilissimi add-on capaci di fluidificare il nostro flusso di lavoro.
Qualche dubbio sulla gratuità e quel piccolo problemino con il diritto d’autore
E facciamolo, guardiamoci in faccia e riconosciamo che se ChatGPT, Dall-E 2 e compagnia stanno riscuotendo tale clamore è perché al momento sono utilizzabili gratuitamente, se non consideriamo i dati che concediamo in fase di registrazione, come il numero di telefono.
Siamo davvero sicuri che i tool di intelligenza artificiale avranno ancora questa base di utenti e questo buzz attorno ad esse dopo il passaggio alla monetizzazione?
Considerando i costi di cui si parla, qui quantificati in 3 milioni di dollari al mese, il prezzo da pagare per usufruirne approfonditamente non sarà economico. E dato anche il fatto che basterebbe imporre un prezzo pressoché minimo per far scappare di default numerosi utenti - grazie al bias dell’avversione alla perdita - l’utilizzo delle IA si prospetta essere riservato a una percentuale ben più piccola di quella che si vede oggi.
Non è questione di quando, succederà. Fonte
E non possiamo neanche evitare di citare il problema più grande collegato a queste piattaforme, cioè la salvaguardia del diritto d’autore. Ad aprire le danze del dubbio è stato lensa.ai, un servizio che settimane fa è finito sotto le luci della ribalta per la sua capacità di realizzare ritratti negli stili più disparati, previo l’upload di una dozzina di foto reali del soggetto. In questo momento tool come Stable Diffusion, Midjourney (entrambi generatori di immagini alla Dall-E 2) e Copilot (generatore di codice) gli stanno facendo eco per via dell’accusa comune che li unisce.
Si dà il caso che siano stati dati in pasto immagini e righe di codice coperti da copyright - di vario tipo e livello - ai loro algoritmi per educarli e adesso gli stessi le stanno restituendo negli output forniti ai clienti. Opere di migliaia di artisti vengono sfruttate senza il loro permesso, per dirla in poche parole. Storie spinose e dai risvolti poco etici che potete approfondire con le info su due cause attualmente in svolgimento negli States, qui e qui.
Mamme incavolate
La domanda è una, che fare?
Mi sento e ci sentiamo di consigliarti di rimanere curiosa/o. Di continuare ad osservare i movimenti di queste piattaforme in maniera vigile. Di giocare con le stesse, di scambiare feedback con i membri della tua comunità on e off-line. Questi tool non spazzeranno via il nostro lavoro, ma potranno aiutarlo, senza alcuna ombra di dubbio. A noi non resta che utilizzarli correttamente, di allontanarci dai risvolti meno etici e di fare in modo che possano davvero diventare il mezzo di un cambiamento positivo.
Checché se ne dica, abbiamo noi umani il potere. Noi rimaniamo le mamme incavolate delle IA, quelle in grado di urlare loro contro “come ti ho fatto, ti distruggo!”.